I dati nazionali diffusi dall’Ufficio Economico di Confesercenti che riguardano meno commercio tradizionale, più ristorazione e turismo, rispecchiano, in proporzione, quello che è successo anche sul territorio materano a seguito della grande recessione scoppiata a fine agosto di dieci anni fa.
Il volto dei nostri centri urbani, risulta trasformato profondamente, perchè è stata modificata di fatto la composizione delle attività e le vetrine dei negozi hanno lasciato il posto a pub, bar, ristoranti, rosticcerie e attività turistiche. Dal 2007 a oggi, infatti, a livello nazionale sono scomparse oltre 108mila imprese del commercio in sede fissa, il 15% del totale. Attività che sono state parzialmente ‘sostituite’ da pubblici esercizi e attività ricettive (+63mila).
A Matera città il dato in percentuale è leggermente superiore, senz’altro per effetto del titolo di Capitale europea della cultura per il 2019, infatti siamo ad un +21,5 di attività che hanno preso il posto dei classici negozi; è ovvio che il susseguirsi di aperture di attività nel settore turistico trova riscontro nella frenesia di accogliere i turisti che si stanno affacciando e che si affacceranno in visita alla “Capitale Europea della cultura” a scapito di buona parte del commercio che continua a soffrire per la ripresa della spesa delle famiglie che tarda a decollare, per il trasferimento di una quota di mercato alla grande distribuzione, per la nascita di negozi sul web e per il cambiamento delle abitudini di spesa dei nuclei familiari.
La chiusura degli esercizi di vicinato costituirebbe un danno per tutti, non solo per i commercianti: i negozi sono infatti un elemento fondamentale per la qualità della vita dei cittadini e per il valore turistico e la fruibilità del territorio. Lo diciamo da anni: se “vive il commercio, vivono le città”.
Comunque la riduzione dei negozi non ha colpito in egual misura tutte le tipologie di impresa. Sono state infatti le imprese attive nel commercio di tessili, abbigliamento e calzature a pagare lo scotto più alto; giù anche i negozi di ferramenta, giornalai, distributori di carburante. In crescita ovviamente i negozi di informatica e telecomunicazioni.
Ad infierire sul commercio, oltre la recessione, è stato anche il regime di deregulation dei giorni e degli orari di apertura rafforzato dai provvedimenti del Governo Monti. Una liberalizzazione insostenibile per i piccoli, e che ha favorito solo la grande distribuzione.
Pertanto stiamo attenzionando in questi giorni la proposta avanzata dall’Amministrazione Comunale di Matera che alla luce di alcuni decreti legislativi vigenti vuole regolamentare nel Centro Storico le aperture di nuove attività alimentari; se in quest’occasione verrà svolto un buon lavoro anche di concerto con la Regione Basilicata, potremmo veramente arrivare ad una programmazione completa delle attività turistico ricettive sul nostro territorio, con interessanti ricadute in termini di ricollocazione sul mercato per quelle esistenti.
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