Il gruppo dirigente della FAIB di Matera commenta il Decreto sulle liberalizzazioni varato dal Governo Monti, evidenziando tutte le criticità in esso contenute dovute al dietro front a cui l’Esecutivo è stato costretto dai petrolieri. La montagna ha partorito il topolino, è in sintesi, il commento finale; a rimetterci i consumatori ed i gestori. Il decreto liberalizzazioni varato dal Governo Monti conferma un netto passo indietro dell’Esecutivo rispetto alla possibilità di una riforma vera e concreta del settore così come annunciato nelle scorse settimane.
Nel concreto, non si assiste ad alcuna possibilità di superamento del vincolo d’esclusiva a favore dei gestori; tale possibilità rimane solo per i proprietari di impianti a favore dei quali peraltro viene prevista la facoltà di allargare gli spazi di mercato.
Sul non oil si confermano le previsioni circolate nei giorni scorsi: nulla di nuovo ad eccezione dei tabacchi che però potranno essere venduti solo dall’elite della rete; solo nel caso di superfici almeno di 1500 mq., circoscrivendo dunque la previsione e operando una selezione solo a favore dei grandi impianti, in barba alla vigente normativa regionale e a varie sentenze dei TAR confermate pure dal Consiglio di Stato!
E’ stata inoltre anche sospesa la gratuità delle carte di pagamento sugli impianti di distribuzione carburanti per transazioni fino a cento euro.
Ma la questione più spinosa al momento è rappresentata dalla previsione dell’art. 19 che prevede la possibilità di installare impianti ghost fuori dai centri urbani; proprio a Matera, da alcuni mesi, siamo alle prese con il rilascio di una autorizzazione nel centro Commerciale di Venusio in difformità – sosteniamo – dalla vigente Legge Regionale. Oggi, tale difformità sembra inghiottita dal Decreto varato dal Governo e il Comune di Matera appare addirittura “lungimirante”.
Il gestore è il capro espiatorio, sul quale ricade la responsabilità del caro benzina con il suo scarso 2% del prezzo finale. Se questa è la strada indicata dal Governo si perderanno migliaia di impianti e decine di migliaia di posti di lavoro, annullando venti anni di processo di ammodernamento rete e togliendo servizi agli automobilisti.
Stando così le cose la categoria è impegnata in questi giorni a Roma per valutare ogni forma di protesta sindacale per far sentire forte il proprio dissenso.
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