Alfredo Ricci, componente della Giunta Nazionale della Federazione Moda di Confesercenti illustra gli esiti di un sondaggio condotto a livello nazionale dalla Confesercenti su imprese del settore moda. Novità per gli studi di settore; è stata introdotta la distanza dagli outlet e la cosa interessa i negozi del nostro territorio.
Purtroppo l’intera filiera del settore tessile abbigliamento ha raggiunto livelli drammatici di crisi nell’anno 2011 e certamente non sarà migliore nel 2012 e la situazione rischia di diventare insostenibile se il Governo non vara in tempi veloci una politica di sostegno nei confronti della piccola e media impresa distributiva del Made in Italy.
E’ quanto emerge da una indagine della Federazione Nazionale Settore Moda di Confesercenti – fa sapere Alfredo Ricci, componente della Giunta nazionale e già Presidente Nazionale della stessa Federazione.
Riprendendo quanto sostenuto dall’attuale Presidente Nazionale, Roberto Manzoni, che ha presentato nei giorni scorsi i risultati di un’indagine condotta dalla Confesercenti Nazionale, Alfredo Ricci sostiene che le 26.000 aziende da noi rappresentate, così come l’intera filiera del settore moda hanno bisogno di una politica economica basata sulla crescita e non solo sui tagli dei consumi e sulla pressione fiscale.
Mai come in questi ultimi mesi abbiamo assistito ad una contrazione della domanda che non ha paragoni negli ultimi vent’anni; ciò ha comportato la chiusura di molte storiche botteghe nelle maggiori città di tutta Italia.
La contrazione dei consumi oggi è a livelli record, il PIL ai livelli del 1999, sacrificare la crescita vuol dire diminuire ulteriormente la capacità di spesa delle famiglie.
Molti imprenditori hanno risposto alla crisi modificando la propria strategia aziendale: da una parte riducendo i margini operativi, dall’altra riducendo assortimento e approvvigionamento nel tentativo di salvaguardare l’occupazione non volendo disperdere un patrimonio di conoscenze e saperi davvero unico.
Si tratta di interventi che mirano a tamponare nell’immediato una situazione difficile, ma certamente non risolutivi.
Auspica inoltre misure concrete ed efficaci per scongiurare il paventato aumento dell’IVA che toglierebbe capacità di spesa alle famiglie per miliardi di euro.
Estremamente significativi appaiono i dati emersi dalla ricerca della FISMO dai quali si evince che il 90% dei titolari di attività di abbigliamento e calzature boccia l’apertura domenicale e festiva, per il 75% il 2011 è stato un anno orribile sotto il profilo delle vendite e 40 mila sono le imprese del settore che hanno chiuso dal 2009 al 2011.
Sarebbe nostra intenzione promuovere sul territorio iniziative analoghe al fine di confrontare la nostra realtà con le medie nazionali monitorate.
L’impegno della FISMO Nazionale – conclude Ricci – ha già prodotto un risultato importante negli Studi di settore VOM5U (commercio al dettaglio di abbigliamento, calzature, pelletterie e accessori). E’ stato infatti pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n.99 del 28 Aprile il Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze che individua ed aggiorna le aree gravitazionali degli Outlet, ovvero le aree di mercato influenzate dalla presenza di queste strutture commerciali (comprese entro un raggio di 90 minuti di percorrenza).
Lo studio di settore in maniera più precisa e puntuale terrà conto, ai fini della stima dei ricavi, della vicinanza delle attività tradizionali in queste aree. Questa importante revisione accoglie in pieno la mobilitazione e l’impegno che da anni la FISMO sta spendendo sugli Outlet e che, tranne in alcune Regioni, non ha trovato ad oggi una adeguata regolamentazione.
Comments are closed.