Sempre peggio i dati diffusi dall’Osservatorio Nazionale di Confesercenti sulle aperture e chiusure della attività commerciali e turistiche della nostra provincia, relativi ai primi otto mesi dell’anno in corso.
Il risultato è fortemente negativo, basti pensare che fra gli esercizi commerciali al dettaglio (alimentari e non), a fronte di 745 imprese registrate, le cessazioni raggiungono il numero considerevole di 60, pari al 10% circa; non è affatto un dato confortante, che nello stesso periodo abbiano aperto 32 esercizi. Il dato negativo del 50% fra cessazioni ed aperture non lo si era mai raggiunto. Addirittura nel settore abbigliamento-moda, a fronte di 480 esercizi registrati, si sono avute 4 iscrizioni e 25 cancellazioni.
Amara è la considerazione del Presidente di Confesercenti Francesco Lisurici, il quale sostiene che purtroppo questi numeri li avevamo ampiamente previsti e che sarà sempre peggio se non si pongono rimedi strutturali.
Nonostante la negatività dei dati relativi alla nostra provincia, prosegue Lisurici, continuano ad operare centinaia di negozi, moltissimi dei quali sono a gestione familiare; fino a quando resisteranno? Porsi la domanda e d’obbligo; ma le risposte devono pervenire dalla nostra classe politica che deve smettere di far finta di niente magari confortandosi nel fatto che comunque i negozi ci sono!
Negli ultimi due anni l’esistenza in vita delle imprese si è ridotta di molto; moltissime sono quelle che non arrivano all’anno con investimenti bruciati ed occupazione perduta, senza contare i drammi familiari che purtroppo esistono dietro ciascuna di queste situazioni.
Ora più che mai, conclude Lisurici, occorre un efficace piano di tutoraggio delle start-up e formazione continua per gli imprenditori. Senza ciò si rischia di perdere la propulsione all’autoimprenditorialità che da sempre caratterizza l’economia dell’Italia.
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