Liberalizzazioni degli orari, aumenti di iva, tassa di soggiorno, incremento della pressione fiscale. I recenti provvedimenti dell’Esecutivo mettono a rischio il futuro delle piccole e medie imprese italiane. Nonostante queste producano il 46% del PIL italiano e il 54% dell’occupazione nel settore privato, creando lavoro a oltre 10 milioni di addetti, di cui un milione negli ultimi dieci anni. Un contributo decisivo alla crescita economica del Paese che le imprese vogliono continuare a dare. Per questo chiediamo equità, attenzione, semplificazioni e certezze.
Il 22 marzo, in Italia, ed in Basilicata, parte una campagna di protesta per sensibilizzare l’opinione pubblica, le istituzioni nazionali e quelle locali (in primis le Regioni) sullo stato di estrema difficoltà in cui versa la PMI italiana. La Confesercenti ha convocato per quel giorno alcuni incontri per illustrare come la crisi è vissuta da un ampio settore del sistema produttivo nazionale che rappresenta il 54 % della occupazione nel privato, con oltre 10.800.000 persone tra indipendenti e dipendenti. Nel corso degli incontri saranno illustrati i numeri di una crisi che sta passando sotto silenzio e sarà presentato un documento, elaborato sulla base delle proposte che RE.TE. Imprese Italia ha discusso con il Governo.
E’ urgente invertire il senso delle soluzioni che i Governi, ed in particolare quello Italiano, stanno approntando per trovare una via d’uscita alla crisi più complessa degli ultimi 80 anni. Le misure finora adottate, alcune inevitabili, stanno producendo una inversione di tendenza non solo nei parametri che ciascuno di noi ha associato a questa situazione (spread, deficit di bilancio, debito pubblico, etc.), ma anche nei comportamenti e nella vita delle persone : nel corso dell’ultimo triennio il reddito delle famiglie si è ridotto di oltre 5 punti e di altrettanti si ridurrà entro il 2014, con la conseguente riduzione dei consumi che sono ritornati ai valori del 1990.
Ciò ha avuto come conseguenza il crollo delle vendite al dettaglio ( tra il 2009 e il 2011, (- 14 % al netto dell’inflazione) e la riduzione di oltre 150.000 imprese (saldo tra iscritte e cancellate) solo nei comparti del commercio e del turismo.
Gli stessi aumenti dell’IVA stanno avendo effetti anche sulle PMI, determinando un peggioramento della situazione economica, con aumento della inflazione ( in media + 2,5 punti fino al 2014), ulteriore riduzione del reddito disponibile delle famiglie e dei consumi e conseguente stato di sofferenza acuta per le PMI.
La tassa di soggiorno, l’ aumento delle aliquote IVA intermedie, le novità fiscali introdotte con il DL 98/2011 stanno avendo ricadute sia sulla capacità competitiva di queste imprese rispetto agli operatori dei paesi concorrenti sia sull’ulteriore aggravio delle distorsioni fiscali che sono – almeno in parte – all’origine di comportamenti elusivi ed omissivi : la Confesercenti ha calcolato che, tra aumento dei contributi sociali, aumento dell’INU, introduzione della nuova tassa rifiuti ed aumento dei costi amministrativi, per una piccola impresa con un fatturato di 50.000 euro il totale degli oneri aggiuntivi, sia pari, per il solo 2012, ad una cifra oscillante tra 3.500 e 5.000 euro.
Le misure adottate stanno conducendo l’Italia , e la gran parte dei paesi europei, verso la recessione. Se non si modifica questa tendenza gli obbiettivi dei sacrifici imposti a famiglie ed imprese saranno vanificati. Rendere efficiente la spesa pubblica, risanare i bilanci e ridurre i deficit statali restano priorità condivise, ma bisogna cominciare a pensare a misure efficaci per innescare lo sviluppo e la domanda.
Abbiamo le nostre idee per una riforma equilibrata del mercato del lavoro, e da qui le sollecitazioni alla Regione perché metta mano agli adempimenti normativi in ordine alle nuove leggi di settore, così come previsto dai decreti finora approvati sulle liberalizzazioni.
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